19 research outputs found

    Ideali ed intenzioni riproduttive delle donne italiane. Alcuni risultati dell\u27Osservatorio italiano sulle aspettative di fecondit?

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    In 1998 the National Institute for Research on the Population and Social Policies (IRPPS) launched an Observatory on Reproductive Intentions. This involves the annual collection of data on the decisions of Italian women as to whether to have children or not and changes over time are monitored. The data collected forms the basis for interpreting reproductive behaviour and provides a tool for forecasting shortterm fertility trends and gives scientific support for policy measures in this area. The Institute will run a yearly panel survey on the sample taken two years previously in order to analyse whether the fertility expectations expressed have been fulfilled in the forecast time, and if not, why not. This report presents the results of two telephone surveys conducted in December 2000/ January 2001 and December 2001 on a representative sample of 1,500 women aged between 20 and 39 years of age, living with a spouse/partner, and resident in the North, Centre and South of Italy. The report contains five chapters on, respectively, the survey on fertility expectations; the ideal family, the desired family size; intentions to have children and knowledge and attitudes towards two recent policy measures. The survey questionnaire with the relative frequencies, contained in the Appendix, ends the reportL\u27Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali ha avviato nel 1998 un Osservatorio sulle intenzioni riproduttive che, raccogliendo annualmente le decisioni delle donne italiane di avere o non avere figli e verificandone le modifiche nel tempo, possa costituire una base interpretativa dell\u27evoluzione della natalit?, diventare uno strumento per prevedere l\u27andamento della fecondit? nel breve termine e fornire un supporto scientifico ad interventi politici nel settore. Infatti, ogni anno l\u27Istituto conduce un\u27inchiesta Panel sul campione contattato due anni prima per analizzare se effettivamente le aspettative di fecondit? dichiarate si siano realizzate nei tempi dovuti e, se no, perch?. Le due indagini presentate in questo rapporto, di tipo telefonico, sono state svolte a dicembre 2000/gennaio 2001 e a dicembre 2001, ognuna su campioni rappresentativi di 1500 donne coniugate o conviventi di et? fra i 20 e i 39 anni, residenti al Nord, Centro e Sud d\u27Italia. Il Rapporto di ricerca si articola in 5 capitoli relativi a: le indagini sulle aspettative di fecondit?; ideali di famiglia; la dimensione familiare degli italiani; le aspettative di fecondit? e le politiche di sostegno alle coppie con figli: conoscenza ed atteggiamenti verso due interventi recenti. Una Appendice che riporta il questionario di indagine con le relative frequenze completa il Rapport

    Sport e integrazione sociale. Indagine nelle scuole secondarie di secondo grado in Italia

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    Il rapporto presenta i risultati dello studio condotto dall’Irpps nell’ambito dell’Accordo di programma tra il Ministero del Lavoro e le Politiche sociali ed il CONI per la promozione delle politiche di integrazione attraverso lo sport. L’IRPPS ha finora condotto due indagini: la prima realizzata presso un campione studenti di scuole media e alcuni loro insegnanti; la seconda – cui è dedicato questo rapporto – ha invece interessato oltre 4000 studenti e 132 docenti in 30 scuole di 10 città italiane. I temi trattati dall'indagine sono vari; fra questi il livello di pratica sportiva, i valori e i significati attribuiti dai giovani allo sport, gli stereotipi di genere e etnici nello sport, le relazioni verticali e orizzontali. I risultati mostrano evidenti differenze di genere nei comportamenti e nelle opinioni dei giovani così come fra italiani e ragazzi di origine straniera. Questi ultimi, in particolare, mostrano un livello di pratica sportiva più basso di quello dei nativi. I risultati ottenuti richiamano all’importanza di analizzare con attenzione l’esperienza dei ragazzi nella pratica sportiva, le ragioni della (mancata) pratica e il ruolo degli adulti e degli istruttori nel veicolare i valori dello sport. Le due indagini IRPPS hanno iniziato ad esplorare questi aspetti, che dovranno essere ulteriormente approfonditi per giungere ad una più compiuta comprensione del ruolo dello sport come fattore di integrazione nelle società multiculturali

    Non conta se siamo stranieri, dobbiamo giocare tutti insieme

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    La ricerca presentata in questo rapporto illustra i risultati dell’indagine “Fratelli di sport”, svolta dall’IRPPS nell’ambito dell’Accordo di programma tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il CONI per la promozione delle politiche di integrazione attraverso lo sport. Lo studio vuole essere un contributo alla comprensione del ruolo dello sport nei percorsi di integrazione delle giovani generazioni e si è avvalso di interviste realizzate all’inizio dell’anno scolastico 2016-2017 a circa 1300 studenti e studentesse delle scuole secondarie di primo grado ed a 34 docenti degli stessi istituti scolastici. I risultati dell’indagine restituiscono un’immagine di studenti e studentesse aperti alla convivenza con un crescente numero di coetanei con background migratorio. I giovani enfatizzano la dimensione ludica dello sport, da condividere in un gioco di squadra, ma solo una piccola parte lo percepisce come “luogo di uguaglianza”. I dati raccolti testimoniano inoltre un limitato accesso all’attività sportiva da parte dei ragazzi con un background familiare migratorio

    Disuguaglianze di genere e attivitĂ  domestiche

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    Il contributo analizza il tempo dedicato al lavoro domestico di uomini e donne utilizzando l'indagine Istat sull'Uso del Tempo del 2008/2009. L'analisi è condotta su un sotto-campione di 2930 coppie, coniugate e conviventi, con donne occupate di 20-49 anni. Nel rapporto vengono presentati i risultati di un'analisi multivariata allo scopo di valutare gli effetti di alcune caratteristiche individuali e di coppia sul tempo dedicato alle attività domestiche da uomini e donne alla luce di alcuni approcci teorici presenti in letteratura. Dai risultati emerge che nell’allocazione del tempo dedicato alle attività domestiche, l’istruzione ha un effetto opposto negli uomini e nelle donne: queste ultime lo riducono mentre gli uomini lo aumentano rispetto a chi ha basse credenziali educative. Inoltre, laddove le donne contribuiscono in misura maggiore al reddito familiare rispetto ai loro partner, il tempo dedicato al lavoro domestico aumenta per gli uomini e si riduce per le donne, corroborando alcune delle ipotesi formulate a partire dalla teoria delle risorse relative. Al contrario, i maggiori gap di genere si evidenziano nelle coppie meridionali e in quelle in cui la donna lavora part-time

    I comportamenti riproduttivi: atteggiamenti, intenzioni e scelte delle donne italiane

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    L’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le politiche sociali ha avviato nel 1998 un Osservatorio sulle intenzioni riproduttive che, raccogliendo annualmente le decisioni delle donne italiane di avere o non avere figli e verificandone le modifiche nel tempo, possa costituire una base interpretativa del calo della natalità, diventare uno strumento per prevedere l’andamento della fecondità nel breve termine e fornire un supporto scientifico ad interventi politici nel settore. Infatti, ogni anno l’Istituto conduce un’inchiesta Panel sul campione contattato due anni prima per analizzare se effettivamente le aspettative di fecondità dichiarate si siano realizzate nei tempi dovuti e, se no, perché. Le due indagini presentate in questo rapporto, di tipo telefonico, sono state svolte all’inizio del 2003 e 2004, ognuna su campioni rappresentativi di 1500 donne coniugate o conviventi di età fra i 20 e i 39 anni, residenti al Nord, Centro e Sud d’Italia. Il Rapporto di ricerca, oltre all’introduzione, si articola in 3 capitoli relativi a: le opinioni delle donne italiane su quando e in che contesto avere figli, le scelte e i desideri delle donne intervistate in tema di maternità e le intenzioni di fecondità nel breve periodo. Concludono il rapporto alcune considerazioni conclusive e un’appendice che riporta il questionario di indagine con le relative frequenze

    Gender inequality at home when mothers work. The case of Italy

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    This article focuses on the gender gap in housework and childcare in Italian couples, one of the widest in Europe. Italian women still carry out three-quarters of domestic work and two-thirds of childcare. Following a considerable amount of literature, we focus on three possible theoretical explanations for the persistence of the gendered division of labor: time availability, relative resources, and conformity with traditional gender ideology. Time Use data from the 2008/09 Survey edition have been used: we considered couples, married or in consensual unions, with at least one child under 14 years of age and with the mother employed. The amount of time spent by men and women on, respectively, domestic tasks and on caring for children has been modeled as a function of several couples and household characteristics. Similarly, we analyzed the women’s share of total time for housework and childcare, respectively, as dependent variables. In order to take into account the truncated nature of the dependent variables a Tobit model has been used. Results show that the family division of work is heavily biased towards women, and it is only when they take on the role of breadwinner that the amount of time their unemployed male partners spend on domestic tasks increases. Generally, when the financial resources of women are greater than those of men, they reduce the time spent on housework and gender asymmetry decreases. With regard to childcare, the gender gap is significantly reduced only when the man is unemployed and in territorial contexts where the gender system and ideology are less traditional

    L’uso del tempo degli italiani e il processo d’invecchiamento

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    L’invecchiamento della popolazione italiana marcia a grandi passi e lo farà ancor più nel prossimo futuro, quando si presenteranno alla soglia dell’età anziana le ampie generazioni nate durante il baby-boom degli anni Sessanta del secolo scorso. L’impatto di questa parte crescente di popolazione costituisce una sfida per la nostra società, una sfida che sarà vinta solo se si sarà in grado di cogliere le modifiche intervenute nelle caratteristiche della popolazione in età avanzata, nelle sue potenzialità, nei suoi modelli di vita. A partire da alcuni degli stereotipi sull’anzianità e la vecchiaia, rappresentate come fasi della vita caratterizzate da solitudine, mancanza di interessi e scarsa partecipazione alla vita sociale, il presente contributo studia il caso italiano indagando la quotidianità degli individui di 60 anni e più. L’obiettivo è quello di individuare alcuni dei fattori che, oltre all’età, incidono sullo stile di vita della popolazione anziana. Lo studio è stato condotto sui dati dell’indagine Istat sull’Uso del Tempo 2008-09, a partire da una concettualizzazione delle attività quotidiane che distingue comportamenti più e meno attivi. I risultati evidenziano che, contrariamente alla rappresentazione stereotipata, gli anziani non costituiscono una categoria sociale al suo interno omogenea e che l’invecchiamento non procede in maniera lineare con l’età. Rispetto ad una giornata tipo, una prima evidente discontinuità si realizza con l’uscita dal mondo del lavoro, mentre ulteriori cesure possono essere identificate a seconda del tipo di attività. Ad esempio, è dopo i 70 anni che si riducono maggiormente le attività di tipo sociale e di tempo libero attivo (volontariato, partecipazione religiosa, visite a parenti e amici, etc.), mentre è nella classe di età 75-79 che si osserva un più marcato allontanamento dalle attività di cura familiare. Si evidenzia inoltre che l’età cronologica non è il solo fattore che interviene nel processo di invecchiamento e che a questa si associano il genere e il tipo di famiglia in cui vive l’anziano, il livello di istruzione, lo stato di salute e le condizioni economich

    La qualitĂ  della vita degli anziani

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    La rivista presenta i risultati di una ricerca sulla la qualità della vita di uomini e donne con più di 65 anni che non lavorano e vivono in 6 città italiane. le città sono scelte sulla base della graduatoria delle province italiane per Ecosistema Urbano costruita da Legambiente nel 2006, che sintetizza alcuni indicatori sulla qualità ambientale attinenti ad aree differenti: Milano, Mantova, Roma, Teramo, Lecce e Palermo. L'indagine è stata condotta nel mese di ottobre 2006, in collaborazione con Ambrosetti-The European House, con l'obiettivo di fornire un'analisi di questo settore della popolazione italiana in riferimento ad alcuni specifici aspetti della vita degli anziani: la vita dopo la pensione e l'atteggiamento verso il lavoro; le condizioni di autosufficienza e la percezione dello stato di salute; la soddisfazione della famiglia in cui si vive e dei rapporti familiari; la percezione della felicità, il benessere, le attività nel tempo libero; il giudizio e la conoscenza dei servizi offerti dalla città; il giudizio della zona in cui si vive e la propensione al trasferimento; le differenze tra anzianità e vecchiaia; la soddisfazione della vita e la tranquillità economica

    Comparative Delphi report. Summary policy implications of Delphi study

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    This report presents the results of a Europe-wide research project based on a policy- Delphi, whose aim was to design population and society scenarios up to 2030
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